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Domenica 13 Marzo 2011 15:56 |
Vi riportiamo il livestreaming del forum organizzato dal Newsweek e l'intervento di Emma Bonino a New York di qualche giorno fa.
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E il commento di Cristina Molinari, Presidente di Pari o Dispare
Leggendo Marina Terragni sono riuscita a capire che non è d'accordo con Emma Bonino, mi è più difficile capire perché. Cosa si dovrebbe dire ad una platea internazionale per descrivere la condizione femminile italiana? Nelle graduatorie europee dobbiamo ringraziare Malta che ci permette di essere penultimi, abbiamo le percentuali più basse nelle posizioni di leadeship sia economiche che politiche e nella presenza di servizi per la cura e le più alte nella suddivisione del lavoro domestico e famigliare.
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Domenica 13 Marzo 2011 15:33 |
Vi proponiamo la lettura di un articolo apparso sabato scorso su Il Foglio, a firma Marina Terragni, che critica aspramente l'intervento tenuto da Emma Bonino durante l'appuntamento organizzato da Newsweek a New York con le 150 donne che hanno scosso il pianeta. Riteniamo che non sia grave nè improprio fare paragoni tra una italia semi addormentata che comincia appena a stiracchiarsi per rimettersi in marcia verso nuovi diritti e parità di genere e osservare come altre donne, nel resto del mondo, reagiscano a discriminazioni ben piu' pesanti . Tanto più che nessuna conquista civile e politica è, in nessun posto del mondo, definitiva, ma va sempre difesa e rilanciata. Proprio qualche giorno fa su questo sito segnalavamo la manifestazione di piazza Tahrir in Egitto, dove le donne manifestavano per una costituzione che le includesse. Senza voler fare l'esegesi dell'intervento di Emma Bonino, pensiamo pero' che le sue parole a New York volessero semplicemente sottolineare come altrove ci sia grande fermento al femminile ,una voglia di non arrendersi o accontentarsi, diversa da quella che c'è nel nostro stanco occidente. E che sebbene la situazione di diritti civili e politici qui da noi sia migliore di quella di tanti paesi mediorientali o africani, ci sono conquiste che vanno difese ed altre che sono state raggiunte in tutto il resto d'Europa ma non in Italia. Ci sono scelte politiche che continuano a non essere fatte, logiche di cooptazione, ingerenze clericali che nel nostro paese hanno contribuito a marginalizzare la presenza e il peso dell'universo al femminile in Italia. Senza polemica verso la Terragni, ottima giornalista, ci permettiamo un ultimo commento a margine: possibile che anziché sottolineare che c'è anche una donna italiana tra le 150 donne che hanno scosso il Pianeta, secondo il Newsweek, si preferisca "indignarsi"? Ci sono donne da raccontare e che hanno fatto e costruiscono la storia del nostro paese. Si propone provocatoriamente una class action contro di essa? insomma ci pare una buona occasione per parlare di temi seri, senza strumentalizzazioni e per scuotere un po' il dibattito sulla situazione al femminile in Italia. Si potrebbe dire che dopo l'8 marzo, in cui siamo tutte piu' buone come a natale, basta qualche riga sui quotidiani perfino sulle cose importanti, per comprendere che i problemi sono ancora tutti lì ad aspettarci...e quanto sia piu' facile dividersi che affrontarli insieme.
CLASS ACTION CONTRO LA BONINO CHE CI DIPINGE COME SCHIAVE
di Marina Terragni
Indignez-vous, care amiche. Ma sul serio. Quanto a me sono furibonda, e di sciarpe bianche al collo oggi ne metterei una decina tutte insieme per quello che ci sta facendo Emma Bonino. La quale, unica italiana celebrata da “Newsweek”tra le 150 donne che hanno scosso il pianeta, categoria “donne combattenti nel Terzo Mondo” –tra cui l’Italia-, ha ritenuto di onorare il riconoscimento concionando di oppressione femminile insieme a un’egiziana, a un’iraniana e a una saudita, tutte oppresse a pari merito, alla conferenza internazionale “Women in the World 2011” di New York.
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Sabato 12 Marzo 2011 14:37 |
di Serena Dinelli, Coordinatrice Donne e Media, Pari o Dispare
Qualche giorno fa Augias ha pubblicato nella sua rubrica una lettera molto importante di una donna: ha trentacinque anni ed è madre, e sta cercando invano da tempo un lavoro. Chi è nella sua condizione, dice, si sente di fronte a un bivio: o guadagnare concedendosi davanti a una web cam o in un privé, o restare a casa "a mangiarsi il fegato perché tu quel 'coraggio' non ce l'hai". Dice molte altre cose interessanti e dolorose: per es. che la sinistra, continuando a parlare del bunga bunga, ha squarciato quel "precarissimo velo di speranza che teneva ancora in piedi qualche disoccupato". Proviamo a partire dalle sue considerazioni per fare il punto su alcune cose nell'ambito specifico di questo blog..
1. Il modo in cui in questi giorni i media stanno parlando delle donne. Per esempio qualche sera fa Exit ha collegato precariato e disoccupazione femminile alla possibilità di "risolvere" prostituendosi in qualche forma. L'intento della redazione, e di Ilaria D'amico che la conduceva, sembrava quello di "alzare il velo" su una questione sociale. Ma la scaletta, la scelta degli ospiti e la stessa conduzione hanno dato luogo a un qualcosa che finiva per sembrare una stramba campagna promozionale per la scelta di prostituirsi. Per es. un certo numero di risposte a un questionario lanciato sul sito studenti.it (il 29 % ammetteva la possibilità che ci si prostituisca per pagarsi gli studi), si è trasformato in "gli studenti italiani pensano che...", contrabbandando la parte per il tutto (da un po' di risposte su un sito studentesco al "così fan tutte").
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Martedì 08 Marzo 2011 14:14 |
Il nostro 8 marzo, di impegno e di dialogo con il mondo al femminile, a 360 gradi:
1) Le interviste con Emma Bonino, Myrta Merlino, Angela Padrone, Filomena Gallo ed Eleonora Voltolina a questo link a Radio Radicale, a cura di Valeria Manieri.
Parleremo dell'8 marzo italiano e dei gap nel nostro paese, delle iniziative in corso in parlamento e nelle piazze italiane. Discuteremo con Emma Bonino di quel che accade alle donne nel mondo, a partire dall'importante manifestazione di oggi a Tahrir in Egitto, dove le donne scenderanno in piazza per chiedere una costituzione transitoria che consenta loro di poter divenire Presidente. Il "corteo di un milione di donne" (Million Women March), vuole denunciare la disattenzione del governo militare verso le donne della rivolta e la sua intenzione di mantenere un sistema politico arretrato, dominato al maschile. Questo a testimonianza che occorre che le donne si diano una mano vicendevolemente e che il fermento al femminile è forte proprio laddove i diritti sono di meno, e mentre proviamo a svegliare un pigro occidente, le donne in maghreb come in medioriente prendono coraggio e si fanno sentire forte.
2) Il lancio di agenzia sulla nostra iniziativa in parlamnento per l'osservatorio contro gli stereotipi di genere
"RAI: MOZIONE BIPARTISAN PER OSSERVATORIO CONTRO STEREOTIPI DI GENERE = (ASCA) - Roma, 8 mar - Dopo il parere positivo sull'emendamento di Pari o Dispare in commissione di Vigilanza Rai a maggio dello scorso anno, che richiedeva l'impegno della Rai a istituire un osservatorio contro gli stereotipi di genere, a partire dal contratto di servizio, una nuova azione di Pari o Dispare (PoD), con sostegno bipartisan, prende corpo.
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Giovedì 03 Marzo 2011 14:16 |
Dopo il parere positivo sull'emendamento di Pari o Dispare in commissione di Vigilanza Rai a maggio dello scorso anno, che richiedeva l'impegno della Rai a istituire un osservatorio contro gli stereotipi di genere nella comunicazione pubblica, a partire dal Contratto di Servizio, una nuova azione di Pari o Dispare, con sostegno bipartisan, prende corpo. Infatti, dopo lche a stesura definitiva del contratto di servizio Rai ha recepito solo parzialmente le nostre richieste, abbiamo deciso di insistere, presentando una mozione parlamentare molto dettagliata, che convinca parlamentari e Rai ad essere più precisi nel delineare le mansioni e le regole del monitoraggio. Nel contratto di Servizio Rai, all'art. 2, comma 7 si dichiara infatti che "La Rai opera un monitoraggio, con produzione di idonea reportistica annuale, che consenta di verificare il rispetto circa le pari opportunità nonché la corretta rappresentazione della dignità della persona nella programmazione complessiva, con particolare riferimento alla distorta rappresentazione della figura femminile e di promuoverne un'immagine reale e non stereotipata. I report devono essere trasmessi al Ministero, alI' Autorità e alla Commissione Parlamentare". Qui di seguito il testo integrale della mozione e i nomi dei e delle parlamentari che l'hanno sottoscritta.
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Martedì 08 Febbraio 2011 13:44 |
Domenica si terrà a Roma e in molte città d’Italia la manifestazione nata dall'appello "Se non ora quando?". Anche se come associazione non abbiamo sottoscritto l’appello, non riconoscendoci completamente nei contenuti proposti nel documento, molte di noi socie di PoD saranno felici di partecipare. Condividiamo che le donne protestino per il fatto che alte cariche dello Stato siano esposte a posizioni di ricattabilità, e che proiettino a livello internazionale una pessima immagine del nostro Paese. Sottolineamo anche che, nella discussione pubblica di questo periodo, si è persa l'occasione di mettere a tema il fatto che sono non solo alcune donne, ma anche alcuni uomini a fare, in varie forme, commercio di sé, con logiche ben lontane dal merito e con una puntuale perdita di dignità personale in ogni caso. Né ci piace la commistione tra cariche e affari pubblici e convenienze private. Non ci piace neanche l'ipocrisia di chi, da un lato si pone come paladino della famiglia tradizionale, anche con provvedimenti di legge a ciò ispirati, e allo stesso tempo assume comportamenti di fatto in assolutoontrasto. Rifiutiamo tutto questo sostanzialmente in termini di coscienza civile e laica. Quanto agli sviluppi che la manifestazione sta assumendo, con le varie adesioni, ci auguriamo che si eviti il rischio di perdere un'occasione di ampia traversalità e di protagonismo delle cittadine e dei cittadini su una tematica prioritaria di impegno e coscienza civile.
Il link al sito della manifestazione del 13 febbraio,
Se non ora quando http://senonoraquando13febbraio2011.wordpress.com/
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