Chi lavorerà veramente per le donne? Ecco le risposte all'appello di PoD
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Scritto da Fiorella Kostoris  Lunedì 29 Marzo 2010 09:06   

Nell’appello dell’8 marzo, da me pubblicato quale Presidente del neonato Comitato Pari o Dispare nel fondo del Corriere della Sera Supplemento Economia, chiedevo ai candidati-Presidenti di 12 Regioni, dove si sta votando, di impegnarsi, qualora premiati dalle urne, a seguire l’esempio della Legge 16 della Toscana dell’aprile 2009, ovvero ad effettuare la valutazione di impatto di genere di ogni legge regionale,a promuovere il gender budgeting,esaminando gli effetti del bilancio su uomini e donne, a creare la banca dati dei saperi femminili affinché nessuno possa più affermare che la disparità fra lavoratori e lavoratrici, particolarmente nelle posizioni apicali, è dovuta alla insufficiente offerta di queste ultime,con le caratteristiche desiderate.

L’interesse manifestato alle mie richieste appare molto disomogeneo fra i candidati. Ha risposto esattamente  la metà dei 30 cui le avevo indirizzate, escludendo dunque quelli della Toscana: cioè 7  candidate donne su 8 (l’ eccezione è la Binetti, transfuga dal PD all’UDC, per la quale correva in Umbria), ma solo 8 candidati maschi sui 22 in lista,la non risposta dovendosi senza dubbio interpretare come un segno di indifferenza o addirittura di contrarietà alla mia impostazione. Questo è coerente con l’arretratezza dell’Italia in termini di parità di genere, l’ultimo Stato Membro nell’Unione Europea a 27,esclusa Malta,quanto al tasso di occupazione femminile, a fronte di un corrispondente maschile uguale a quello comunitario, sicché “in questa campagna elettorale”,per usare le parole a me rivolte dalla candidata pugliese Poli Bortone, anch’essa dell’UDC, “la disattenzione nei riguardi delle donne è stata gravissima”.

Peraltro, dei partiti a rilevanza nazionale in lizza, proprio l’UDC è stato quello apparentemente meno reattivo all’appello: lo ha convintamente sottoscritto unicamente Pezzotta dalla Lombardia,oltre alla Poli Bortone, fra i 5 candidati espressi nell’insieme delle Regioni italiane dall’UDC, quando si presentava da solo. Poco maggiore è stata la percentuale di risposte fra i candidati di centro-destra (il 42%, cioè Marinelli dalle Marche e Palese dalla Puglia, oltre alle tre donne,la Bernini dall’Emilia,la Modena dall’Umbria e la Polverini dal Lazio), ma molto superiore è risultata la quota di adesioni nel centro-sinistra (67%, cioè Penati dalla Lombardia,Bortolussi dal Veneto, Errani dall’Emilia, De Luca dalla Campania, Vendola dalla Puglia, oltre alla Bresso dal Piemonte, la Marini dall’Umbria, la Bonino dal Lazio) a riprova del fatto che l’ispirazione egualitaria è tuttora più radicata in  quest’ultima componente politica.

L’attenzione dedicata al mio appello è eterogenea anche nella prospettiva territoriale. In ben 3 Regioni non vi è stata alcuna reazione da parte dei candidati, in Liguria,Basilicata e Calabria. Ma in 2 Regioni hanno risposto tutti i candidati, nel Lazio e nella Puglia, e particolarmente in questa seconda realtà si potrebbe immaginare che ,dal punto di vista della parità di genere nel mercato del lavoro,“comunque vada sarà un successo”. Infatti tutti gli aspiranti Presidenti sembrano concordare con quanto Vendola ha scritto : “in caso di rielezione…l’Amministrazione adotterebbe la valutazione d’impatto di genere in ogni futura legge,così come il gender budgeting…e la banca dati dei saperi femminili”. Nel Lazio,Renata Polverini, più che all’appello dell’8 marzo,pare profondamente aderire al programma di Pari o Dispare, dichiarandosi pronta a focalizzarsi sulla “meritocrazia e la trasparenza”, quali leve del processo verso la parità, mentre Emma Bonino, in caso di vittoria, promette di voler “ampliare l’applicazione del bilancio di genere” ex ante ed ex post,ma non si esprime sugli altri due fondamentali strumenti della Legge 16 della Toscana, sopra richiamati. E non vi è dubbio che vi sono Regioni che già hanno avviato parte  della riforma della Toscana per la “cittadinanza di genere”: ad esempio, nella sua risposta all’appello, Mercedes Bresso ricorda che il gender budgeting è già  “strumento di valutazione dell’impatto delle politiche di bilancio in Piemonte, ma non esiste ancora una banca dati dei saperi femminili, mentre Vasco Errani menziona l’istituzione in Emilia di una Commissione per le pari opportunità “con lo scopo di verificare l’impatto di genere dei nuovi provvedimenti legislativi e amministrativi”, ma non è ancora operativo il bilancio di genere. Sia nella situazione attuale,sia nelle prospettive a breve termine, esiste comunque un forte divario fra le ripartizioni italiane nella predisposizione di mezzi atti a rafforzare la parità di genere nel mercato del lavoro. Il dualismo sistematicamente caratterizzante il Bel Paese è purtroppo rivelato anche dal grado di attenzione al mio appello dell’8 marzo: hanno risposto 11 candidati su 20 del Centro-Nord, ma solo 4 su 10 del Mezzogiorno.

 

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Comitato Pari o Dispare