Regionali un impegno per le donne |
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Scritto da Fiorella Kostoris Lunedì 08 Marzo 2010 00:00 |
In un’ Italia, dove l’empowerment (il potere) femminile nelle istituzioni pubbliche e private è fra i più deboli del mondo civile e la stessa mera presenza delle donne nel mercato del lavoro è la più bassa dell’Unione Europea a 27 con la sola eccezione di Malta, non c’è davvero molto da rallegrarsi l’8 marzo. E di fatti non a questo serve tale ricorrenza, nata per ricordare la tragica morte di operaie in sciopero, bruciate vive in una fabbrica di Chicago 102 anni fa. La celebrazione della giornata internazionale della donna dovrebbe invece essere utilizzata nel nostro Paese per non dimenticare il lungo percorso che ci attende verso la parità effettiva di genere, pur a parole autorevolmente sancita dalla Costituzione Italiana più di 60 anni orsono e con forza ribadita dai Trattati Europei,a partire da quello di Amsterdam all’articolo 141. In questa ottica, sarebbe opportuno ispirarsi alle good practice esistenti, talora evidenziate anche in microcasi italiani,da estendersi su tutto il territorio nazionale con azioni appropriate. Un esempio di buona pratica, finora unico nel panorama delle Regioni italiane, ma altrove in Europa perseguito con successo, è quello della Legge 16 della Toscana per “la cittadinanza di genere”, approvata nell’aprile del 2009 e significativamente finanziata nel settembre scorso. Con essa, la Regione Toscana si impegna,fra l’altro, a realizzare la valutazione di impatto di genere di ogni futura legge regionale, ad adottare il gender budgeting ,esaminando gli effetti diversificati su uomini e donne del bilancio regionale, infine a istituire la banca dati dei saperi femminili, affinché nessuno d’ora in avanti possa più ragionevolmente affermare che non ci sono donne nei posti di comando perché ne manca un’offerta adeguata. Proprio di meritocrazia e trasparenza hanno bisogno le lavoratrici, al fine di godere di eguali opportunità di trattamento,se è vero, come sembra vero, che i talenti ed il capitale umano sono egualmente distribuiti fra generi e che dunque non è né efficiente né giusto impiegare una frazione di donne inferiore al 50% degli occupati a tutti i livelli di mansione, inclusi gli apicali , e in tutti i settori professionali, a cominciare da quelli ad alto status ed elevata retribuzione. Il conoscere per deliberare di einaudiana memoria, in questo campo, richiede che si prenda atto dell’attuale profonda segregazione orizzontale e verticale, vigente nel nostro Paese, accanto a forme di vera discriminazione di genere. E che si intervenga a favore delle donne con misure trasparenti e meritocratiche,atte a produrre più sviluppo e insieme più coesione sociale per l’intero Paese. La Regione Toscana ha iniziato a farlo. Chiediamo che i candidati a Presidente di tutte le altre Regioni, uomini o donne, di ogni colore politico, si impegnino subito a introdurre norme simili a quelle della Toscana,qualora le urne li premiassero. In tal modo, fin da oggi l’elettorato attivo femminile ed una parte di quello maschile, interessato a promuovere maggiore equità combinata con più robusta crescita economica, comprenderebbero meglio l’impostazione di coloro per i quali stanno andando a votare. |
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antonio francesco sarmi ed antonia bicego sarmi