Decidiamo “anche” la macchina nuova da comprare: forse è proprio ora di abbandonare le nostre vecchie formule?

| 29 maggio 2012 | 0 Commenti

E’ l’uso degli stereotipi di genere che porta a una percezione rigida e distorta della realtà.

Le nostre vecchie “formule” che ci semplificano una realtà complessa senza neanche farci riflettere, ritornano sempre ad ingabbiare i nostri pensieri; e allora la donna, giudicata sulla base dei vecchi stereotipi, si ritrova prigioniera di uno stile di vita, in situazioni e ruoli che ne limitano fortemente l’azione e il pensiero, in realtà spesso lontane anni luce dalle loro inclinazioni e ambizioni.

E’ del tutto evidente che le aspirazioni e le attitudini femminili non si limitano al solo ruolo materno e alla cura dei propri familiari.

Eppure la “mappa mentale” Donna—>moglie + mamma continua a non lasciarci scampo, come se una madre non potesse o volesse gestire lavoro e famiglia proprio come fa un buon padre di famiglia.

I numeri sul tasso di occupazione femminile, sulla presenza delle donne nelle posizioni di vertice delle aziende e altri indicatori a noi noti ci fa comprendere che la realtà in cui viviamo è figlia naturale degli stereotipi con cui la cataloghiamo.

Nonostante le signore “hanno un quoziente emotivo più elevato e rappresentano un cambiamento radicale”, nonostante “nove amministratori delegati su 10 (della società di consulenza che ha presentato una ricerca sull’argomento) siano convinti che <<l’unico vantaggio competitivo sostenibile venga dal talento>>” e che quindi non sia possibile “escludere metà della popolazione mondiale” il punto rimane sempre lo stesso: gli uomini vengono associati alla sfera pubblica, le donne al sociale privato.

Anche i media continuano a non aiutarci: dal linguaggio, al tipo di programma e alla rappresentazione.

E allora continuiamo, ormai abituati, rassegnati, a continue discriminazioni linguistiche in cui si oscura sempre più la figura professionale e istituzionale femminile.

Eppure come ci dice Dan Akerson, il numero uno di General Motors, il 60% delle decisioni di acquisto per una macchina nuova sono prese da una donna. (Ce lo suggerisce un articolo della 27 ora a cui vi consigliamo di dare un’ occhiata).

Quindi se siamo sempre più influenti nel mercato, nelle decisioni e diventiamo sempre più determinate e determinanti consumatrici, perché mai aziende e media non dovrebbero rispettarci se non per equità almeno per convenienza? Se siamo più brave in ambito accademico così come nell’organizzazione del mondo del lavoro perché mai non avere il riconoscimento che ci spetta?

Diventa sempre più importante saper chiedere, soprattutto quando si vale.

Sarah De Pietro

 

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Categorie: Donne e media

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