Senza welfare (al femminile) Roma arranca
Il Sole 24 Ore - 15 marzo 2011
di Alessandra Casarico e Paola Profeta
Al meeting Women in the World 2011, che si è da poco concluso a New York, hanno partecipato le 150 donne che secondo Newsweek influenzano il pianeta. Scorrendo la lista degli invitati troviamo due italiane, Emma Bonino (anche in classifica) e Violante Placido, ospite al dibattito. Insieme a loro, Hillary Clinton e le precedenti segretarie di Stato americane Condoleezza Rice e Madeleine Albright, Michelle Bachelet e Cherie Blair, ma anche Yem Chhuon, una donna cambogiana sopravvissuta a un attacco con l’acido, o Amy Chua, professoressa di legge a Yale. Si tratta di donne di diversa provenienza, cultura, età, esperienza, a rappresentare i tanti volti e i tanti modi che le donne hanno di far muovere il mondo. Di donne rappresentative (e non di rappresentanza), il nostro paese ha un gran bisogno. Così come ha bisogno che di loro si parli. Fatta eccezione per Malta, l’Italia è ultima in Europa per tasso di occupazione femminile e per tasso di occupazione delle madri; è in posizione di retroguardia nelle classifiche sulla presenza di donne nei posti di comando, imprese e politica. Ha anche una fecondità molto bassa e tra le più tardive. È il paese in cui il divario tra quanto lavorano donne e uomini, calcolato sommando il lavoro fuori casa e dentro casa, è più elevato. Il ritardo italiano nella parità di genere nel mondo del lavoro è specchio e risultato di ritardi culturali e istituzionali pesanti.
Manca la cultura della condivisione dei carichi familiari tra uomo e donna, così come quella della conciliazione tra il lavoro di cura e il lavoro sul mercato, tra famiglia e vita professionale. Sono ancora tanti, troppi, i cittadini convinti che il lavoro della mamma fa soffrire i bambini, soprattutto quelli piccoli (circa l`81% secondo i dati della World Value Survey) e che la presenza della madre a casa sia essenziale per una famiglia stabile e per la crescita dei figli. Così come sono ancora tante le imprese che considerano la maternità un costo insormontabile in nome del quale ostacolare l’assunzione e la promozione di donne. Dal punto di vista delle istituzioni, solo recentemente si stanno facendo alcuni passi avanti e il risveglio appare piuttosto lento e spesso contrastato. Sulla condivisione è da tempo in discussione la proposta del congedo di paternità esclusivo e obbligatorio, sull’esempio di altri paesi. Si parla di quattro giorni per i papà a casa alla nascita del bambino: pochi, ma non vediamo l’ora che finalmente ci siano. Sulla conciliazione la strada è ancora lunga. L’Italia è il paese con meno asili nido in Europa (solo il 12,7% dei bambini tra o e 2 anni frequenta un nido pubblico, contro un obiettivo del 33% fissato a Lisbona per il 2010, ormai superato), meno servizi di cura per gli anziani, più bassa spesa per trasferimenti alle famiglie (pari solo all`1,36% del Pil). Inoltre sono ancora poche le aziende che promuovono forme di flessibilità del lavoro che aiuterebbero la conciliazione. È di qualche giorno fa la sigla di un accordo tra ministero e parti sociali per l’introduzione di misure nel mercato del lavoro che consentano maggiore flessibilità alle famiglie nel conciliare lavoro sul mercato e lavoro di cura. Finalmente. Così come è di questi giorni il passaggio al Senato della proposta di legge sulla introduzione di quote di rappresentanza nei Cda. Unaboccata di ossigeno e di (lento) progresso nel quadro dei nostri ritardi. Adesso più che mai a questi segnali di ripresa e di risveglio si accompagna la necessità di role models, di donne che diano l’esempio, che siano in prima linea, che entrino nelle classifiche internazionali per i loro meriti, i loro talenti e i loro risultati. Partiamo da qui per risalire tutte le classifiche. Per far crescere un ambiente culturale e istituzionale favorevole al riequilibrio dei carichi di cura e alla valorizzazione delle capacità e diversità femminili, senza il quale rischiamo divedere vanificati o comunque non pienamente sfruttati gli investimenti in capitale umano di cui il nostro paese ha un gran bisogno. Condizioni appropriate sul mercato del lavoro, offerta di servizi, fiscalità, legislazione sui congedi, azioni positive, monitoraggio sono tutti ingredienti importanti per creare quell’ambiente che moltiplicherà il numero di donne italiane che scuotono l’Italia e il pianeta.
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