A proposito di donne e osservatorio rai…

Da Il Riformista di sabato 29 maggio 2010

 

Caterina Soffici

 

Tocca spiegare proprio tutto a questa gente. E ogni volta che sei costretto a farlo passi per bacchettone e/o per moralista o entrambi insieme, e viene da ridere a immaginare Emma Bonino e tante altre donne e uomini di destra e di sinistra o anche di niente (perché l’iniziativa nasce non dalla Melandri, come è stato scritto, ma dall’associazione “Pari o Dispare” ed è trasversale e apolitica e non sessista) come a un gruppo di suore con le gonnellone e di preti con le camicette abbottonate.

Questa è la notizia: su iniziativa del comitato presieduto dalla Bonino  e con il voto di 70 parlamentari di tutti gli schieramenti (per lo più uomini, va precisato), è stata approvata in Commissione di vigilanza della Rai l’istituzione di un Osservatorio che servirà a monitorare la rappresentazione distorta della figura femminile. Per farne che? Intanto per sapere cosa succede dentro la televisione. E poi, sulla base dei dati raccolti, chiedere eventuali provvedimenti contro lo svilimento dell’immagine della donna come viene rappresentata dalla tv. L’altra sera mio figlio di nove anni è passato davanti al video mentre scorreva la sigla di “Striscia la notizia” e ha domandato: “Mamma, perché quella signorina sta in mutande sul tavolo?” Osservazione ineccepibile. Noi adulti siamo talmente assuefatti che non ci stupiamo più. Il bambino vede che il re è nudo (pardon, la velina è nuda) e chiede perché. Vagli a spiegare che quella signorina sta in mutande sul tavolo perché è la parodia delle signorine che stanno in mutande sul tavolo. Il concetto non è semplicissimo per un bambino e non credo che la maggioranza dei telespettatori colga la sottile ironia alla base della parodia.

Ma sarebbe troppo facile ridurre il problema a un semplice fatto di culi e tette, che pure sono sovrabbondanti. Le donne in tv sono ridicolizzate (vedi la Pupa e il Secchione), umiliate (vedi le Veline e le vallette), mostrate per stereotipi (vedi la cuoca/casalinga nella cucina più amata dagli italiani che prepara il pranzo all’uomo che non deve chiedere mai). Secondo un’indagine del Censis condotta su 578 programmi nei sette canali nazionali, i temi a cui l’immagine della donna viene più spesso associata sono quelli di spettacolo e moda (31,5 %), violenza fisica (14,2%) e giustizia (12,4%). Raramente alla politica (4,8 %), alla realizzazione professionale (2%) e all’impegno nel mondo della cultura (6,6%). A tutto ciò, come alle signorine nude sul tavolo, siamo talmente abituati da non rendercene più conto.

A qualcuno evidentemente piace una televisione così. Sul Foglio Annalena Benini rivendica il diritto delle pupe televisive a non essere salvate dalle filosofe e ironizza sull’iniziativa  parlando di “un posto dove si controllano gli spacchi delle gonne e i balletti Rai delle ragazze, una stanza dove giorno e notte osservatori monitorano le labbra a canotto, determinano la quantità massima di tette esponibili e la grandezza minima dei costumi indossati dalle concorrenti dell’Isola dei famosi”. Ragionamento legittimo ma non condivisibile, soprattutto perché quel modello visto nel piccolo schermo condiziona e plasma profondamente l’immaginario collettivo. E’ un discorso moralista? Parlate con gli educatori e i  genitori alle prese con ragazze e ragazzi adolescenti, che a quelle signorine in mutande ispirano la propria estetica.

Sul Giornale la notizia diventa surreale: “Sinistra moralista. Basta scollature, la Melandri abbottona la tv”. Nel sommario si spiega “la Melandri convince il Parlamento a istituire un osservatorio che sorvegli i buoni costumi della Rai”.

La Melandri, come abbiamo visto, non c’entra nulla. La sinistra neppure. I “buoni costumi” tanto meno. Sotto accusa sarebbero “star e ospiti con gambe nude e décolleté vertiginosi” e si accosta il tutto alla Rai di Bernabei quando le gambe delle Kessler facevano scandalo e si misurava in centimetri la carne scoperta sulla pancia della Carrà nel Tuca tuca.

Cosa c’entra? Niente. Eppure sono le donne le prime a non capire che non è una bella cosa se le donne in televisione sono pupe, veline o casalinghe. L’osservatorio non servirà a niente? Stiamo a vedere. Intanto cominciamo a vedere quante sono le donne ospiti nei programmi di politica, compresi quelli di sinitra doc, da Annozero a Ballarò a Chetempochefa, dove non si abbonda certo con presenze femminili di peso. Contiamole e scopriremo che l’80 per cento delle donne che appaiono in tv sono casalinghe, veline o scimunite. Questa è una giusta rappresentazione delle donne? Non siamo sempre allo solito fastidioso stereotipo? Lo dico sperando di essere smentita.