Pari o Dispare incontra Fernandez De La Vega, Vicepresidente Primera della Spagna
Palazzo Giustiniani, lunedì 27 settembre 2010
Con un abbigliamento colorato e brillante, María Teresa Fernández de la Vega, Vice-Presidenta Primera di Spagna, ci ha regalato tre quarti d’ora del suo tempo, prima di scappare ad un’altra conferenza sul cammino spagnolo verso la parità. La Vice-Premier ha preferito un incontro informale, al quale vi ha preso parte con simpatia e dedicazione, e nel quale Emma Bonino faceva da moderatrice. Erano presenti donne provenienti da tutti gli ambiti professionali: istituzioni, stampa, università, imprese, sindacati ed associazioni femminili.
Al centro dell’incontro vi è stata la nota Ley de Igualdad, Legge sull’uguaglianza di genere entrata in vigore il 24 marzo 2007 nell’ordinamento spagnolo. In particolare, le abbiamo chiesto come siano riusciti ad adottare una legge così avanzata e quali sono stati i principali ostacoli affrontati.
In primo luogo, la Fernández, che ne è stata l’ideatrice e coordinatrice, ha spiegato che l’obiettivo era quello di creare una legge che ponesse le fondamenta per un’uguaglianza effettiva. I due pilastri su cui si è lavorato sono stati, da un lato, il contrasto alla violenza fondata sul genere e, dall’altro, la promozione di una “discriminazione positiva” in tutti gli ambiti (economico, politico, accademico familiare e anche ne imedia) per raggiungere un bilanciamento tra donne e uomini.
Al centro dell’incontro vi è stata la nota Ley de Igualdad, Legge sull’uguaglianza di genere entrata in vigore il 24 marzo 2007 nell’ordinamento spagnolo. In particolare, le abbiamo chiesto come siano riusciti ad adottare una legge così avanzata e quali sono stati i principali ostacoli affrontati.
In primo luogo, la Fernández, che ne è stata l’ideatrice e coordinatrice, ha spiegato che l’obiettivo era quello di creare una legge che ponesse le fondamenta per un’uguaglianza effettiva. I due pilastri su cui si è lavorato sono stati, da un lato, il contrasto alla violenza fondata sul genere e, dall’altro, la promozione di una “discriminazione positiva” in tutti gli ambiti (economico, politico, accademico familiare e anche ne imedia) per raggiungere un bilanciamento tra donne e uomini.
La proposta legislativa ha sollevato delle pesanti critiche, che l’hanno posta al centro di un esteso dibattito sia a livello sociale, sia parlamentare. In particolare, poiché il progetto avrebbe previsto l’obbligo di allargare la partecipazione femminile nei luoghi decisionali del settore pubblico (in primis partiti politici e Pubblica Amministrazione) e privato (Consigli di Ammininstrazione delle aziende), fu tacciato come “anticostituzionale”, in quanto avrebbe violato il principio della rappresentanza democratica e della libertà di ideologia. In molti hanno osteggiato l’adozione della norma: dal Partido Popular (principale partito di destra in Spagna, il quale nel 2007 ha presentato un ricorso – perdendolo nel 2008 – alla Corte Costituzionale) ai gangli del potere economico, tutti con lo stesso slogan “Hecha la Ley, hecha la trampa!” (trad. “Fatta la legge, fatto l’inganno!”).
Successivamente, si è affrontata la questione del cammino spagnolo verso l’incremento dell’occupazione femminile e verso una maggiore uguaglianza. Nel decennio ’80-‘90, il governo socialista di Felipe González ha avviato delle politiche specifiche per incrementare la formazione dei giovani (università e ricerca) e, in particolare, per coinvolgere le donne nel campo del lavoro. Infatti, a fronte di numerosi studi che evidenziano come le donne siano più produttive degli uomini (in quanto sono abituate a svolgere una molteplicità di compiti allo stesso tempo) si è ritenuto opportuno investire sulle competenze femminili come fattore per la crescita del Paese. In questo cammino, inoltre, si è rivelato essenziale il supporto di quel tessuto sociale composto dalle associazioni femminili, le quali sono riuscite a “guidare” le istituzioni con critiche costruttive. Secondo la Vice-Presidenta, il movimento femminile è in grado di apportare una maggior “civilizzazione e possibilità di convivenza” alla società.
In ultimo, come osserva la Fernández, “il cammino verso la parità è tutt’altro che concluso: resta ancora molto da fare per cancellare un’eredità secolare (o addirittura millenaria) patriarcale e patrimoniale che vede l’uomo in una posizione subordinata rispetto alla donna”. “Inoltre, nelle moderne generazioni” - afferma la Vice-Presidenta – “le giovani donne vivono il problema della discriminazione solo quando entrano nel mondo del lavoro”. Il cammino da seguire è quello di adottare politiche sociali che coinvolgano le donne in tutti gli ambiti professionali e consentire loro di conciliare lavoro e famiglia. E primi fra tutti dovrebbero essere proprio i partiti politici, visto che ormai le donne si rivelano in grado di esercitare un peso decisivo durante le elezioni.
Successivamente, si è affrontata la questione del cammino spagnolo verso l’incremento dell’occupazione femminile e verso una maggiore uguaglianza. Nel decennio ’80-‘90, il governo socialista di Felipe González ha avviato delle politiche specifiche per incrementare la formazione dei giovani (università e ricerca) e, in particolare, per coinvolgere le donne nel campo del lavoro. Infatti, a fronte di numerosi studi che evidenziano come le donne siano più produttive degli uomini (in quanto sono abituate a svolgere una molteplicità di compiti allo stesso tempo) si è ritenuto opportuno investire sulle competenze femminili come fattore per la crescita del Paese. In questo cammino, inoltre, si è rivelato essenziale il supporto di quel tessuto sociale composto dalle associazioni femminili, le quali sono riuscite a “guidare” le istituzioni con critiche costruttive. Secondo la Vice-Presidenta, il movimento femminile è in grado di apportare una maggior “civilizzazione e possibilità di convivenza” alla società.
In ultimo, come osserva la Fernández, “il cammino verso la parità è tutt’altro che concluso: resta ancora molto da fare per cancellare un’eredità secolare (o addirittura millenaria) patriarcale e patrimoniale che vede l’uomo in una posizione subordinata rispetto alla donna”. “Inoltre, nelle moderne generazioni” - afferma la Vice-Presidenta – “le giovani donne vivono il problema della discriminazione solo quando entrano nel mondo del lavoro”. Il cammino da seguire è quello di adottare politiche sociali che coinvolgano le donne in tutti gli ambiti professionali e consentire loro di conciliare lavoro e famiglia. E primi fra tutti dovrebbero essere proprio i partiti politici, visto che ormai le donne si rivelano in grado di esercitare un peso decisivo durante le elezioni.
Serena Romano e Cristina Benvenuti
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